L'associazione da anni promuove e organizza attività culturali e iniziative finalizzate alla valorizzazione della memoria e della cultura del nostro territorio. Il museo oggi conta all'attivo diverse presentazioni di libri, ricerche, manifestazioni culturali, collaborazioni, ecc.
29 dicembre 2019
Spettacolo teatrale con Pierluigi Tortora in collaborazione con l'Associazione "Senza età...semplicemente donna"
In collaborazione con l'Associazione culturale "Senza età...semplicemente donna", il Museo delle Tradizioni popolari ha proposto , con grande successo di pubblico, un recital di canzoni napoletane e brani drammaturgici ispirato alle festività natalizie. Protagonista e ideatore, l'attore-fantasista Pierluigi Tortora, che ha incantato il pubblico eseguendo con straordinaria sensibilità e talento i canti natalizi della tradizione napoletana, le scene più belle del teatro di Eduardo e alcune tra le più note poesie dei grandi autori partenopei.
28 dicembre 2019
Presentazione del libro di Natale Petti
"Equilibrio, consapevolezza, evoluzione"
Natale Petti, al termine di un lungo e articolato percorso di studi ed esperienze terapeutiche, ha dato vita ad una disciplina nuova, che sintetizza, integrandole, l'indagine clinica tradizionale, la naturopatia, l'analisi psicologica e le teorie scientifiche di nuovo corso. Nasce così la BioPsicoQuantistica, i cui principi sono ampiamente e chiaramente illustrati nel libro "Equilibrio, consapevolezza, evoluzione", presentato il 28 dicembre.
Un manuale chiaro, rigoroso e al contempo accessibile, che aiuta a liberarci da schemi mentali negativi e a comprendere che ognuno di noi può prendere il controllo della propria vita e dirigerla e guidarla in autonomia e libertà
Un manuale chiaro, rigoroso e al contempo accessibile, che aiuta a liberarci da schemi mentali negativi e a comprendere che ognuno di noi può prendere il controllo della propria vita e dirigerla e guidarla in autonomia e libertà
20 dicembre 2019
Presentazione del libro di Mariana Cinalli "La Vita è una Rima"
Con "La vita è una rima, vol.II", Mariana continua il suo viaggio attraverso i grandi temi esistenziali e le difficoltà del quotidiano, guidando i bambini alla comprensione dei "perchè" e delle "cose" tanto difficili da spiegare. Fa questo adottando una prospettiva originale, rovesciata, quasi infantile, ma solo apparentemente ingenua. Le sue filastrocche, agili e piacevolmente ritmate, non sono peraltro destinate ai soli bambini perchè ricordano, a noi adulti, la fragilità e la bellezza del mondo dell'infanzia, ma anche la necessità di dare risposte e strumenti per affrontare, con serenità, l'avventura straordinaria che è la vita.
Presentazione del libro di Giancarlo Di Giulio Di Lallo
"Sostanze (di vita)"
30 novembre 2019
Nel libro di Giancarlo Di Giulio Di Lallo è raccontata una storia singolare e commovente, quella di un bambino diviso tra l'affetto per i suoi genitori adottivi e per quelli naturali.
La memoria ripercorre e ricostruisce episodi salienti, vere e proprie epifanie sul proprio stato, sul proprio destino e l'emozione si scioglie in versi delicati e sofferti.
La memoria ripercorre e ricostruisce episodi salienti, vere e proprie epifanie sul proprio stato, sul proprio destino e l'emozione si scioglie in versi delicati e sofferti.
Evento estivo: 8 agosto 2019
NEL BAULE DELLA SPOSA: il letto, il corredo e la biancheria della tradizione
L’appuntamento estivo del museo quest’anno ha avuto per tema il corredo e i preparativi del matrimonio secondo la tradizione.
Vero e proprio fatto pubblico, il matrimonio rappresentava solo l’ultimo atto di una mise en scène complessa, in cui si muovevano, secondo un preciso copione, determinati attori, ed assistevano, critici e attenti spettatori, i membri della comunità.
Ma il matrimonio era anche un vero e proprio contratto economico, che impegnava la famiglia della sposa a corrispondere beni mobili come corredo e contanti, e la famiglia dello sposo a fornire, in misura corrispondente, beni immobili quali casa e terra. Solo nel 1975 la riforma del Diritto di famiglia dichiarerà decaduta tale consuetudine, che tuttavia, nella nostra regione e nel sud in genere, persisterà ancora a lungo.
La preparazione del matrimonio avveniva, per la famiglia della sposa, con largo anticipo, dal momento che la confezione del corredo richiedeva anni e anni di lavoro al telaio, trascorsi a tessere, cucire e ricamare i capi, per lo più in lino, o lino e cotone, per la futura famiglia.
La verifica e la valutazione del contenuto del baule, del “capitale bianco”, passava poi per diversi vagli: la futura suocera, la sarta di fiducia della famiglia dello sposo, il notaio (talvolta), ma soprattutto il vicinato, invitato ad assistere alla mostra dei capi. Per il trasferimento della biancheria nella futura dimora degli sposi si caricava tutto su di un carro, trainato da buoi infiocchettati che sfilavano sotto gli occhi ammirati della comunità, o, in mancanza di questo, venivano chiamate le donne del vicinato, amiche e parenti della sposa, che sistemavano la biancheria in ampie ceste e, con queste sul capo, percorrevano le vie del paese.
L’associazione del Museo ha voluto ripercorrere nel suggestivo spazio di Largo Capocroce, nel centro storico di Paglieta, i passaggi salienti di un evento così importante per poter offrire al pubblico di oggi un’idea più concreta di cosa significava legarsi in matrimonio, mostrando pezzi di biancheria di preziosa fattura e ricostruendo tutti i passaggi che portavano al grande passo, dal fidanzamento alle nozze, senza trascurare momenti di grande suggestione, quali la preparazione del letto per gli sposi, o la serenata, alla vigilia del grande evento.
La disponibilità di tanti capi di biancheria intima, in parte di proprietà del Museo, in parte gentilmente messi a disposizione, per l’occasione, da signore di Paglieta che li hanno custoditi e conservati con cura per tanti anni, ha inoltre consentito, all’interno dell’evento, la realizzazione di una ricca sfilata di camicie da notte, sottovesti, mutandoni, sottane: pezzi unici di grande pregio che hanno raccontato un aspetto inedito della storia del costume nel largo intervallo compreso tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’60 del Novecento.
Vero e proprio fatto pubblico, il matrimonio rappresentava solo l’ultimo atto di una mise en scène complessa, in cui si muovevano, secondo un preciso copione, determinati attori, ed assistevano, critici e attenti spettatori, i membri della comunità.
Ma il matrimonio era anche un vero e proprio contratto economico, che impegnava la famiglia della sposa a corrispondere beni mobili come corredo e contanti, e la famiglia dello sposo a fornire, in misura corrispondente, beni immobili quali casa e terra. Solo nel 1975 la riforma del Diritto di famiglia dichiarerà decaduta tale consuetudine, che tuttavia, nella nostra regione e nel sud in genere, persisterà ancora a lungo.
La preparazione del matrimonio avveniva, per la famiglia della sposa, con largo anticipo, dal momento che la confezione del corredo richiedeva anni e anni di lavoro al telaio, trascorsi a tessere, cucire e ricamare i capi, per lo più in lino, o lino e cotone, per la futura famiglia.
La verifica e la valutazione del contenuto del baule, del “capitale bianco”, passava poi per diversi vagli: la futura suocera, la sarta di fiducia della famiglia dello sposo, il notaio (talvolta), ma soprattutto il vicinato, invitato ad assistere alla mostra dei capi. Per il trasferimento della biancheria nella futura dimora degli sposi si caricava tutto su di un carro, trainato da buoi infiocchettati che sfilavano sotto gli occhi ammirati della comunità, o, in mancanza di questo, venivano chiamate le donne del vicinato, amiche e parenti della sposa, che sistemavano la biancheria in ampie ceste e, con queste sul capo, percorrevano le vie del paese.
L’associazione del Museo ha voluto ripercorrere nel suggestivo spazio di Largo Capocroce, nel centro storico di Paglieta, i passaggi salienti di un evento così importante per poter offrire al pubblico di oggi un’idea più concreta di cosa significava legarsi in matrimonio, mostrando pezzi di biancheria di preziosa fattura e ricostruendo tutti i passaggi che portavano al grande passo, dal fidanzamento alle nozze, senza trascurare momenti di grande suggestione, quali la preparazione del letto per gli sposi, o la serenata, alla vigilia del grande evento.
La disponibilità di tanti capi di biancheria intima, in parte di proprietà del Museo, in parte gentilmente messi a disposizione, per l’occasione, da signore di Paglieta che li hanno custoditi e conservati con cura per tanti anni, ha inoltre consentito, all’interno dell’evento, la realizzazione di una ricca sfilata di camicie da notte, sottovesti, mutandoni, sottane: pezzi unici di grande pregio che hanno raccontato un aspetto inedito della storia del costume nel largo intervallo compreso tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’60 del Novecento.
21 luglio 2019
PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GIULIANO COLANTONIO
Giuliano Colantonio nasce a Paglieta nel 1988. Attualmente vive a Gessopalena e lavora a Lanciano. Ama da sempre leggere autori classici, moderni e contemporanei, italiani e stranieri e ultimamente, dopo più di un anno di elaborazione, ha dato forma al suo slancio creativo con l’opera prima “Avanzi. Racconti di un agorafobico”. Il protagonista - e voce narrante del testo - è Ludovico, un giovane che si sente diverso, avulso dalla realtà e nauseato dal conformismo dei suoi tempi, che, si intuisce da una serie di rimandi, sono i nostri tempi. Chiuso in una stanza, dà sfogo al suo disagio, descrive i suoi disturbi, le sensazioni, le visioni e le allucinazioni di cui si sente vittima. Ludovico vive il suo isolamento nel dramma personale e collettivo dell’incomunicabilità, la difficoltà di dire, farsi capire e comprendere, in un mondo in cui tutti strillano forte e diventano per questo sempre più sordi. Un mondo che cerca sempre maggior riscontro, visibilità, e diviene intanto sempre più cieco.
Giuliano frantuma la forma romanzo e scompone le regole della poesia tradizionale (niente rime, niente punteggiatura, poca retorica…). La sua libertà espressiva non significa però confusione, o disordine: il libro di Giuliano, per quanto frammentario (volutamente, s’intende!), una sua compiutezza, un suo senso ce l’ha. Si può parlare anzi di una macrostruttura, visto che la storia di Ludovico è scandita in tre momenti – atarassia, angoscia, odio - e questa struttura tripartita allude chiaramente alla commedia dantesca. Tuttavia Ludovico non compie, come Dante, un percorso di progressiva conquista del bene, o di salvezza. L’inferno è in ogni parte dell’opera, e al termine del viaggio dell’anima di Ludovico non c’è l’amore, ma l’odio…L’ironia, ora feroce, ora più mite, regola di volta in volta in tono, e varia la musica interiore dell’anima.
Sul piano stilistico questa condizione dell’anima si traduce in scelte espressive forti, decise: allegorie e visioni apocalittiche, accumuli lessicali, ripetizioni ossessive, ipnotiche, climax e ricerca non di armonia, ma di dissonanza… insomma effetti atti a produrre un senso appunto di disagio e scollamento rispetto alla realtà.
Un libro forte, assolutamente non consolatorio, ma di grande impatto e verità.
Giuliano frantuma la forma romanzo e scompone le regole della poesia tradizionale (niente rime, niente punteggiatura, poca retorica…). La sua libertà espressiva non significa però confusione, o disordine: il libro di Giuliano, per quanto frammentario (volutamente, s’intende!), una sua compiutezza, un suo senso ce l’ha. Si può parlare anzi di una macrostruttura, visto che la storia di Ludovico è scandita in tre momenti – atarassia, angoscia, odio - e questa struttura tripartita allude chiaramente alla commedia dantesca. Tuttavia Ludovico non compie, come Dante, un percorso di progressiva conquista del bene, o di salvezza. L’inferno è in ogni parte dell’opera, e al termine del viaggio dell’anima di Ludovico non c’è l’amore, ma l’odio…L’ironia, ora feroce, ora più mite, regola di volta in volta in tono, e varia la musica interiore dell’anima.
Sul piano stilistico questa condizione dell’anima si traduce in scelte espressive forti, decise: allegorie e visioni apocalittiche, accumuli lessicali, ripetizioni ossessive, ipnotiche, climax e ricerca non di armonia, ma di dissonanza… insomma effetti atti a produrre un senso appunto di disagio e scollamento rispetto alla realtà.
Un libro forte, assolutamente non consolatorio, ma di grande impatto e verità.
Inaugurazione della mostra antologica di Umberto Ranieri 12 luglio 2019
7 aprile 2019
PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ANTONIO CARLUCCI
Tutto in una valigia
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27 gennaio 2019
Due generazioni in poesia:Rita Bartolucci e Marilena Lombardi
La scrittura poetica, diciamolo chiaramente, è divenuta ormai da tempo pratica comune, se non addirittura abusata, al punto che chiunque metta giù semplici pensieri o riflessioni assecondando l’onda delle emozioni, si fa poeta.
Quello che colpisce, nel libro di Rita, è invece proprio la sua estrema coscienza, direi quasi il senso di responsabilità, che assume di fronte alla pagina. Scrivere per lei è stato ed è ancora ricerca, lavoro di riflessione, scelta meditata e ponderata della parola “giusta”, lenta costruzione di uno stile suo, inconfondibile. La sua raccolta ripropone, rinnovandola, la formula secolare del canzoniere antico attraverso il racconto di esperienze personali – l’amore, la maternità, i viaggi, la vecchiaia che incombe- ma anche delle contraddizioni e dei dubbi dell’attualità – le difficoltà dei giovani, la disillusione del presente, l’emigrazione…La riflessione, come suggerivamo in apertura, agisce pertanto in due direzioni: da un lato decanta la materia “lirica” stemperandone i toni, a volte addirittura alleggerendo un discorso altrimenti troppo grave con la grazia dell’ironia; dall’altro interviene con scelte formali di assoluto rigore e perfezione.
L’analisi dei sentimenti è profonda, toccante, mai scontata. L’amore finito, altro tema di grande frequentazione letteraria, diviene forza spietata e distruttiva, perché l’amante “non trema ormai più/alla vista della sua creatura./ Pacato le passa davanti/ con gli occhi che ha/per tutti e per nessuno.”
Un altro aspetto interessante è il velato, ma costante richiamo alle arti figurative, che arricchiscono la sfera semantica di suggestioni nuove, come nella descrizione del paesaggio provenzale, che “ stuzzica l’immaginazione/verso i grandi sentieri/dell’irrealtà”, come in un quadro di De Chirico.
TI RACCONTO UNA FOTO: 9 agosto 2018
Viaggio sul filo della memoria attraverso foto d’epoca di personaggi e scorci di Paglieta.
La sera del 9 agosto 2018, nel centro storico di Paglieta si è svolta la mostra-spettacolo intitolata “Ti racconto una foto” organizzata dall’Associazione culturale del Museo delle Tradizioni Popolari “Nelli-Polsoni”. L’iniziativa ha preso vita dal ritrovamento di una raccolta di oltre 120 fotografie in bianco e nero di personaggi, luoghi ed eventi datati a partire dalla seconda metà dell’800 fino agli anni Trenta del ’900. E’ nato così un evento durante il quale le foto, come su di un vecchio album, sono state proiettate e fatte scorrere su uno schermo, e contestualizzate con brevi notizie, curiosità, testimonianze.
Nel corpus delle foto dominano le immagini che ritraggono i membri delle famiglie dei grandi proprietari e dei notabili del secondo ‘800 (le famiglie Mariani, Corrado, Mazzacane), ma largo spazio è altresì dedicato alla società contadina, agli artigiani, ai venditori ambulanti e ai “personaggi” consacrati dai versi del poeta paglietano Alfredo Polsoni.
Tra i luoghi più amati del paese, di cui le foto rappresentano unica e indispensabile testimonianza, vogliamo invece ricordare i bei palazzi Mariani e Piccirilli, via Cavour, un delizioso vialetto ideale per il passeggio, e l’antica piazza “del popolo”, trasformata in piazza Roma ad opera del podestà Rocco La Guardia. Lì sorgevano l’edificio delle Poste, alcuni locali e negozi e sempre da lì, nel 1927, partiva la prima autocorriera diretta a Torino di Sangro (dove si prendeva poi il treno) e in seguito gli autobus per altre destinazioni.
Durante la manifestazione sono state lette poesie, testimonianze, storielle paesane; un piccolo gruppo di ballo si è esibito nel tipico costume contadino; alcune ragazze hanno sfilato con abiti d’epoca originali (conservati nel nostro museo) e alcuni bambini hanno ridato vita ai giochi di strada di una volta, fatti con bottoni, palline, sassi, tappi e semplici oggetti di legno. Insomma un piccolo viaggio nel tempo, per riannodare i legami con un passato che rischia, oggi più che mai, di rimanere sconosciuto e dimenticato.
La sera del 9 agosto 2018, nel centro storico di Paglieta si è svolta la mostra-spettacolo intitolata “Ti racconto una foto” organizzata dall’Associazione culturale del Museo delle Tradizioni Popolari “Nelli-Polsoni”. L’iniziativa ha preso vita dal ritrovamento di una raccolta di oltre 120 fotografie in bianco e nero di personaggi, luoghi ed eventi datati a partire dalla seconda metà dell’800 fino agli anni Trenta del ’900. E’ nato così un evento durante il quale le foto, come su di un vecchio album, sono state proiettate e fatte scorrere su uno schermo, e contestualizzate con brevi notizie, curiosità, testimonianze.
Nel corpus delle foto dominano le immagini che ritraggono i membri delle famiglie dei grandi proprietari e dei notabili del secondo ‘800 (le famiglie Mariani, Corrado, Mazzacane), ma largo spazio è altresì dedicato alla società contadina, agli artigiani, ai venditori ambulanti e ai “personaggi” consacrati dai versi del poeta paglietano Alfredo Polsoni.
Tra i luoghi più amati del paese, di cui le foto rappresentano unica e indispensabile testimonianza, vogliamo invece ricordare i bei palazzi Mariani e Piccirilli, via Cavour, un delizioso vialetto ideale per il passeggio, e l’antica piazza “del popolo”, trasformata in piazza Roma ad opera del podestà Rocco La Guardia. Lì sorgevano l’edificio delle Poste, alcuni locali e negozi e sempre da lì, nel 1927, partiva la prima autocorriera diretta a Torino di Sangro (dove si prendeva poi il treno) e in seguito gli autobus per altre destinazioni.
Durante la manifestazione sono state lette poesie, testimonianze, storielle paesane; un piccolo gruppo di ballo si è esibito nel tipico costume contadino; alcune ragazze hanno sfilato con abiti d’epoca originali (conservati nel nostro museo) e alcuni bambini hanno ridato vita ai giochi di strada di una volta, fatti con bottoni, palline, sassi, tappi e semplici oggetti di legno. Insomma un piccolo viaggio nel tempo, per riannodare i legami con un passato che rischia, oggi più che mai, di rimanere sconosciuto e dimenticato.
Presentazione del libro: Raccontami tu di Maristella Lippolis
FESTA DELLA DONNA : 8 marzo 2018
Quest’anno, per la prima volta, due associazioni del territorio, l’Associazione del Museo delle Tradizioni Popolari e il Circolo Culturale Ricreativo Pensionati, hanno collaborato, in occasione della ricorrenza dell’8 marzo, organizzando, nel centro culturale polivalente, un piccolo spettacolo teatrale per rendere omaggio a tutte le donne.
Sono intervenuti il Sindaco ing,.Nicola Scaricaciottoli e i presidenti delle due associazioni, i quali hanno ringraziato i presenti ed hanno auspicato il prosieguo della collaborazione anche per le future attività.
L’attore casertano, Pierluigi Tortora, già noto a Paglieta per la pluridecennale esperienza con la compagnia del Me-Ti, ha portato in scena il monologo di una donna del sud, Peppinella. Con la sua accattivante affabulazione ha raccontato le ansie, le angosce e i problemi, legati alla famiglia, al lavoro, al tempo, che accomunano tutte le donne, che ad ogni latitudine devono affrontare con lo stesso coraggio e la stessa dignità di Peppinella.
Il numeroso pubblico presente in sala ha dimostrato di aver gradito e apprezzato lo spettacolo, tributando all’attore una calorosa ovazione.
PRESENTAZIONE DEL LIBRO "CIBO DELLA MISERIA"
Singolare manifestazione dell'estate 2017 :
SOTTO LE STELLE DEGLI ANNI 60
La sera del 10 agosto di quest’anno, nel suggestivo scenario di una piccola piazza del centro storico di Paglieta, Largo Capocroce, si è tenuta una manifestazione realizzata dal Museo delle Tradizioni popolari “Nelli-Polsoni”, con la collaborazione del Comune di Paglieta, dedicata agli anni ‘60.
Questo decennio, diventato ormai mitico nella cultura e nell’immaginario, ha letteralmente cambiato il volto del mondo, prodotto modificazioni radicali nella mentalità, nell’economia, nei rapporti sociali e famigliari, trasformato la stessa sensibilità comune su temi fino ad allora tabù quali il ruolo della donna, la sessualità, la trasgressione. Convinte della necessità di rilanciare e discutere ancor oggi questi argomenti, abbiamo raccolto e presentato sotto forma di intrattenimento un vasto repertorio di testimonianze e documenti per fare, insieme al pubblico, un viaggio alla riscoperta di quest’epoca, volgendo lo sguardo al mondo, all’Italia e alla nostra realtà paesana. Come raccontare e descrivere un decennio così ricco di eventi, di cambiamenti, di rivoluzioni piccole e grandi? Con l’aiuto di un proiettore e di uno schermo abbiamo riproposto, commentandole, le immagini di personaggi, fatti della cronaca, della politica, dell’economia, della moda, dello sport e del costume che hanno segnato la storia del mondo, e, in piccolo, anche la storia locale. E a far sentire più forte l’atmosfera dei tempi abbiamo chiamato in aiuto le canzoni di quegli anni, con i loro motivi ormai famosissimi, riarrangiati per l’occasione dalla band Revival di Paglieta. E ancora una volta, come per le scorse manifestazioni, abbiamo chiamato le nuove generazioni a darci una mano: una decina, tra ragazze e ragazzi di Paglieta, ci hanno accompagnato in questo piccolo viaggio nel tempo scatenandosi nei più bei balli di allora (twist, surf..) eseguiti su coreografia dei maestri Tiziano e Micaela della scuola Alchymia, sempre di Paglieta. Due “capitoli” di questa storia ricostruita sono stati particolarmente curati ed apprezzati dal pubblico: la riflessione sul tema dell’emigrazione interna ed esterna, che ha interessato in generale il Sud Italia e ha riguardato da vicino Paglieta, che vide, nel corso del decennio, partire ben 423 compaesani, a cercar fortuna all’estero (prevalentemente Svizzera, Francia, Germania, America del Nord e Australia); lo sport, o meglio il ciclismo: negli anni ’60 la società ciclistica Turdò, nata nell’immediato dopoguerra, organizzò molte corse nel circuito di Paglieta e si impegnò ad inserire il paese tra le tappe di numerose gare ciclistiche, anche nazionali, scatenando così una grande passione per questo sport. In questi anni si formarono infatti corridori paglietani ancor oggi ricordati con grande affetto e ammirazione, come Peppino Pace, Alessandro Cinalli e Carmine Chiavaroli. Vero e proprio momento clou della serata è stato l’ascolto di un estratto di un programma radiofonico Rai del 1962 interamente dedicato a Paglieta, messo a disposizione per l’occasione da un appassionato cultore di storia locale, il signor Nino De Ritis, in cui il Sindaco di allora, Berardo Di Matteo, raccontava con entusiasmo i timidi ma significativi progressi – la costruzione di strade, scuole, la realizzazione di opere pubbliche - del nostro piccolo paese. La serata ha radunato un folto pubblico, partecipe e caloroso, e dalla visione di foto e immagini sono nati commenti e interventi spontanei, segno dell’ interesse e della fascinazione che ancor oggi questi mitici anni continuano a suscitare. Le stelle degli anni ’60 sembrano non tramontare mai! |
GIRO TURISTICO POMERIDIANO ESTATE 2017
E' stato replicato il giro turistico proposto lo scorso anno, ma con qualche modifica negli orari del programma e nel menù . Inoltre quest'anno ad accogliere i partecipanti per la cena sarà l'Azienda Agricola Paolucci, sita in contrada Petrino. L'altra novità è costituita dal pastaio, infatti abbiamo chiamato a fare la pasta alla mugnaia il mastro pastaio Nicolino DiLallo, molto noto in tutta la regione e oltre.
Anche quest'anno il tour prevedeva due tappe: la visita al mulino ad acqua e la visita al museo. Entrambe hanno suscitato l'interesse dei partecipanti , che hanno seguito con molta attenzione le spiegazioni delle guide. Nel museo sono stati guidati dai giovani ciceroni dell'alternanza alla loro seconda esperienza.
Prima di raggiungere l'Azienda Agricola Paolucci , è stato proposto un fuori programma con la visita del moderno mulino di Angelomaria Di Giulio. Il giovane figlio del titolare ha accolto i turisti con molta cordialità ed ha descritto con competenza e passione le complesse macchine per la macinazione del grano, conquistando la simpatia dei presenti. che sono stati congedati con il dono di un pacco di pasta.
La serata si è conclusa piacevolmente con la degustazione della ormai famosa pasta alla mugnaia.
Anche quest'anno il tour prevedeva due tappe: la visita al mulino ad acqua e la visita al museo. Entrambe hanno suscitato l'interesse dei partecipanti , che hanno seguito con molta attenzione le spiegazioni delle guide. Nel museo sono stati guidati dai giovani ciceroni dell'alternanza alla loro seconda esperienza.
Prima di raggiungere l'Azienda Agricola Paolucci , è stato proposto un fuori programma con la visita del moderno mulino di Angelomaria Di Giulio. Il giovane figlio del titolare ha accolto i turisti con molta cordialità ed ha descritto con competenza e passione le complesse macchine per la macinazione del grano, conquistando la simpatia dei presenti. che sono stati congedati con il dono di un pacco di pasta.
La serata si è conclusa piacevolmente con la degustazione della ormai famosa pasta alla mugnaia.
Domenica 9 aprile 2017, dalle ore 16 alle ore 18, si è svolto al museo un laboratorio di argilla con Aruru, nella persona di Debora Vinciguerra, giovane ceramista di Lanciano. Hanno aderito 15 bambini ( il massimo numero previsto) che sono stati guidati nella creazione di un fischietto di terracotta.
I bambini toccano, battono, bucano. L'argilla è un materiale semplice, fatto di acqua e terra. E' fatta apposta per fare giochi semplici dove i bambini provano il piacere di fare da soli, di cimentarsi in qualcosa di nuovo, facendo e rifacendo, trovando la strada. I prodotti ottenuti vengono infine portati via dalla ceramista che procederà alla cottura dei manufatti. I fischietti, dopo 15 giorni, vengono restituiti ai legittimi creatori. |
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L'ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO AL MUSEO DI PAGLIETA da 13 al 24 febbraio 2017
Il Museo delle tradizioni popolari di Paglieta: il passato che incontra il presente.
Il Museo “Nelli-Polsoni” vive in questi ultimi anni una nuova stagione di iniziative e di attività che segnano l’apertura al presente, all’attualità, al territorio. Non solo, dunque, un vasto e ricco contenitore di testimonianze materiali del passato, ma un luogo d’incontro e di collegamento verso l’esterno. L’associazione, che si avvale oggi della collaborazione di nuovi e più giovani membri, ha difatti compiuto un balzo in avanti con l’adozione di nuove strategie di comunicazione: il nuovo sito internet museopaglieta.weebly.org, la pagina facebook, la posta elettronica. Da quest’anno, in più, offre agli studenti la possibilità di svolgere uno stage di alternanza scuola-lavoro. Come previsto dalla nuova legge della “Buona scuola”, a partire dallo scorso anno scolastico anche i ragazzi del liceo devono “entrare” nel mondo del lavoro per collaborare con imprese, enti, aziende e maturare così esperienze che rendano chiari i compiti e le responsabilità che ogni professione richiede.
Nel nostro caso l’associazione si è resa disponibile ad ospitare alcuni giovani e a prestar loro assistenza e indicazioni utili per la realizzazione di microprogetti legati all’attività museale, con lo scopo di fornire strumenti ludico-didattici per i più piccoli visitatori del museo, i bambini della scuola primaria. Concordati obiettivi e tempi di lavoro, da tale proposta sono nati così divertenti giochi tematici ispirati ai contenuti ed agli oggetti in esposizione - quali cruciverba, cacce al tesoro, racconti e video- ideati e realizzati in piena autonomia da questi giovani collaboratori. Si tratta, è evidente, di un risultato importante, perché i materiali prodotti arricchiscono e variano il pacchetto di attività indirizzate ai più piccoli visitatori, ai quali la tradizionale visita descrittiva non può bastare. Speriamo quindi che tale esperienza arrechi vantaggi a tutti: al Museo, perché diventi una sede stabile di sperimentazione dell’alternanza e un laboratorio attivo, dove si elaborano sempre nuove proposte didattiche e ludiche; ai giovani studenti, perché attraverso lo stage scoprano l’importanza e la ricchezza delle testimonianze materiali del passato visitando il museo e comprendendo le ragioni del suo essere; ai piccoli visitatori, a cui si potranno proporre nuove attività pensate e realizzate per loro; e infine al territorio, che vedrà crescere la consapevolezza, anche nelle giovani generazioni, del valore del passato, che il Museo vuole conservare, ma anche trasmettere.
Il Museo “Nelli-Polsoni” vive in questi ultimi anni una nuova stagione di iniziative e di attività che segnano l’apertura al presente, all’attualità, al territorio. Non solo, dunque, un vasto e ricco contenitore di testimonianze materiali del passato, ma un luogo d’incontro e di collegamento verso l’esterno. L’associazione, che si avvale oggi della collaborazione di nuovi e più giovani membri, ha difatti compiuto un balzo in avanti con l’adozione di nuove strategie di comunicazione: il nuovo sito internet museopaglieta.weebly.org, la pagina facebook, la posta elettronica. Da quest’anno, in più, offre agli studenti la possibilità di svolgere uno stage di alternanza scuola-lavoro. Come previsto dalla nuova legge della “Buona scuola”, a partire dallo scorso anno scolastico anche i ragazzi del liceo devono “entrare” nel mondo del lavoro per collaborare con imprese, enti, aziende e maturare così esperienze che rendano chiari i compiti e le responsabilità che ogni professione richiede.
Nel nostro caso l’associazione si è resa disponibile ad ospitare alcuni giovani e a prestar loro assistenza e indicazioni utili per la realizzazione di microprogetti legati all’attività museale, con lo scopo di fornire strumenti ludico-didattici per i più piccoli visitatori del museo, i bambini della scuola primaria. Concordati obiettivi e tempi di lavoro, da tale proposta sono nati così divertenti giochi tematici ispirati ai contenuti ed agli oggetti in esposizione - quali cruciverba, cacce al tesoro, racconti e video- ideati e realizzati in piena autonomia da questi giovani collaboratori. Si tratta, è evidente, di un risultato importante, perché i materiali prodotti arricchiscono e variano il pacchetto di attività indirizzate ai più piccoli visitatori, ai quali la tradizionale visita descrittiva non può bastare. Speriamo quindi che tale esperienza arrechi vantaggi a tutti: al Museo, perché diventi una sede stabile di sperimentazione dell’alternanza e un laboratorio attivo, dove si elaborano sempre nuove proposte didattiche e ludiche; ai giovani studenti, perché attraverso lo stage scoprano l’importanza e la ricchezza delle testimonianze materiali del passato visitando il museo e comprendendo le ragioni del suo essere; ai piccoli visitatori, a cui si potranno proporre nuove attività pensate e realizzate per loro; e infine al territorio, che vedrà crescere la consapevolezza, anche nelle giovani generazioni, del valore del passato, che il Museo vuole conservare, ma anche trasmettere.
NUOVA PROPOSTA PER L'ESTATE 2016
Quest’estate l’associazione del museo ha lanciato un’iniziativa completamente nuova: un articolato percorso culturale e gastronomico per far conoscere Paglieta, le sue tradizioni, i suoi sapori.
Durante i pomeriggi del 21 luglio e dell’11 agosto, attraverso una semplice prenotazione telefonica, numerosi turisti hanno preso parte al “Giro turistico pomeridiano” da noi organizzato e così scandito: visita guidata all’antico mulino Di Lallo, trasferimento al ristorante Nonsolomugnaia per assistere alla lavorazione della pasta alla mugnaia, visita del Museo e ritorno al ristorante per degustare una ricca cena a base di piatti tipici. Essenziale il contributo dell’Amministrazione comunale, che ha sostenuto prontamente la nostra iniziativa e messo a disposizione i bus per i diversi spostamenti.
Le tappe di questo “tour” sono state individuate sull’idea di un percorso che collega costantemente il passato e il presente della storia della nostra piccola realtà paesana: il mulino Di Lallo, ad esempio, storica testimonianza di un’antica tecnologia di produzione – quella, appunto, che sfrutta la forza dell’acqua – è ancora perfettamente funzionante, e produce diverse tipologie di farina, apprezzate anche all’estero. A raccontare la storia del mulino è il proprietario, il signor Vincenzo, che conserva con cura preziosi documenti d’archivio, che illustrano le vicende di un’impresa nata nel medioevo e giunta ai nostri giorni.
Anche quella della “ mugnaia” è un’antica tradizione che continua nel presente attraverso le mani degli esperti professionisti di questa straordinaria pasta che si lavora in unico lunghissimo maccherone ottenuto da un impasto di sola acqua e farina. Assistere dal vivo alla preparazione è uno spettacolo unico - un live cooking si dice di questi tempi – di grande effetto. Una curiosità: per l’energia richiesta, la lavorazione della mugnaia è tradizionalmente affidata agli uomini.
La successiva visita al museo compendia e riassume il senso di questo andirivieni tra passato e presente: il museo è infatti testimonianza – tanto più viva quanto più frequentato - di una reale esigenza di recupero, nella memoria, del passato delle nostre genti. La sosta al museo è stata animata da guide che hanno illustrato i diversi ambienti ed oggetti esposti e si è arricchita di una singolare dimostrazione: la lavorazione di un tessuto al telaio, grazie alla collaborazione di un’anziana del paese, la signora Concetta De Luca.
I due appuntamenti di quest’anno si sono dimostrati un esperimento positivo: in entrambe le occasioni la partecipazione è stata numerosa ed entusiasta, per cui l’associazione sta già pensando ad iniziative analoghe per la prossima estate!
Durante i pomeriggi del 21 luglio e dell’11 agosto, attraverso una semplice prenotazione telefonica, numerosi turisti hanno preso parte al “Giro turistico pomeridiano” da noi organizzato e così scandito: visita guidata all’antico mulino Di Lallo, trasferimento al ristorante Nonsolomugnaia per assistere alla lavorazione della pasta alla mugnaia, visita del Museo e ritorno al ristorante per degustare una ricca cena a base di piatti tipici. Essenziale il contributo dell’Amministrazione comunale, che ha sostenuto prontamente la nostra iniziativa e messo a disposizione i bus per i diversi spostamenti.
Le tappe di questo “tour” sono state individuate sull’idea di un percorso che collega costantemente il passato e il presente della storia della nostra piccola realtà paesana: il mulino Di Lallo, ad esempio, storica testimonianza di un’antica tecnologia di produzione – quella, appunto, che sfrutta la forza dell’acqua – è ancora perfettamente funzionante, e produce diverse tipologie di farina, apprezzate anche all’estero. A raccontare la storia del mulino è il proprietario, il signor Vincenzo, che conserva con cura preziosi documenti d’archivio, che illustrano le vicende di un’impresa nata nel medioevo e giunta ai nostri giorni.
Anche quella della “ mugnaia” è un’antica tradizione che continua nel presente attraverso le mani degli esperti professionisti di questa straordinaria pasta che si lavora in unico lunghissimo maccherone ottenuto da un impasto di sola acqua e farina. Assistere dal vivo alla preparazione è uno spettacolo unico - un live cooking si dice di questi tempi – di grande effetto. Una curiosità: per l’energia richiesta, la lavorazione della mugnaia è tradizionalmente affidata agli uomini.
La successiva visita al museo compendia e riassume il senso di questo andirivieni tra passato e presente: il museo è infatti testimonianza – tanto più viva quanto più frequentato - di una reale esigenza di recupero, nella memoria, del passato delle nostre genti. La sosta al museo è stata animata da guide che hanno illustrato i diversi ambienti ed oggetti esposti e si è arricchita di una singolare dimostrazione: la lavorazione di un tessuto al telaio, grazie alla collaborazione di un’anziana del paese, la signora Concetta De Luca.
I due appuntamenti di quest’anno si sono dimostrati un esperimento positivo: in entrambe le occasioni la partecipazione è stata numerosa ed entusiasta, per cui l’associazione sta già pensando ad iniziative analoghe per la prossima estate!
VESTIVAMO COSI' .Rassegna di abiti d'epoca dalla prima metà dell'800 agli anni 60
Anche quest’anno l’associazione del museo ha voluto realizzare un evento dedicato alla storia della moda e dei modi del vestire con una ricca e varia sfilata di abiti del passato. Attraverso un percorso a ritroso, partendo dagli anni ’60 del ‘900 per arrivare, indietro nel tempo, alla metà dell’800, sono stati presentati oltre trenta vestiti femminili di varie epoche e stile, più o meno eleganti, in gran parte realizzati artigianalmente, e, nel caso dei capi più antichi, confezionati con stoffe tessute al telaio, in lino o lino e cotone.
Molti i capi raffinati per taglio e preziosità delle stoffe; originali e pregiati i costumi contadini, i “gonnelloni” con la caratteristica greca, i corpetti, le camicie ricamate in lino. Tra le curiosità, un abito “da fidanzamento” anni ’40, in seta beige, dalla linea elegante e sinuosa; un abito “da ricevimento” del ’56, elaborato nel taglio e impreziosito da una pioggia di paillettes; e un sontuoso abito “da riuscita” – cioè indossato dalla neosposa all’indomani del matrimonio - in velluto blu con impunture ton sur ton cucite a mano, tutti conservati da signore di Paglieta. Collaboratore d’eccezione un giovane originario del Gambia fortunosamente approdato in Italia, Ebrima Bah, sarto di professione nella sua terra, che ha voluto dare un segno di amicizia e fratellanza realizzando per questo evento alcune gonne di stile tradizionale con tessuti d’epoca di proprietà del museo.
Prezioso il contributo gratuito di numerosi parrucchieri del paese, che hanno creato per le modelle le acconciature in sintonia con lo stile e l’epoca dei diversi abiti.
La passerella, come per la scorsa manifestazione dedicata all’abito da sposa, ha avuto per cornice il suggestivo arco del campanile, e la scenografia si è arricchita con l’allestimento di un piccolo laboratorio sartoriale animato dalla presenza di una sarta - la sig.ra Anna Forte, nota alla comunità per la sua lunga attività professionale - e di svariati strumenti tradizionali del mestiere (ferri da stiro, macchina da cucire a pedali..) presi direttamente dall’esposizione del museo.
Luca Tesone, appassionato ed eclettico ricercatore delle tradizioni locali, ma anche esperto conoscitore della storia della moda, è intervenuto nel corso della sfilata con calzanti osservazioni sulla confezione e sui tessuti, ed evidenziando i più importanti cambiamenti di stile e taglio nel passaggio da primo a secondo Novecento.
La colonna sonora della manifestazione è stata affidata alle note di Luigi Luciani e Antonio Travaglini, un affiatato duo di chitarra e mandolino banjo, che hanno emozionato il pubblico con le più belle armonie attinte dal repertorio musicale popolare e classico.
Nel finale, le ragazze che hanno sfilato e i ragazzi che le hanno accompagnate hanno dato vita ad una vivace quadriglia, su coreografia del maestro Tiziano Cericola della scuola di ballo Alkymia, e consegnato alle signore che hanno messo disposizione i loro abiti d’epoca una rosa in ringraziamento.
Il pubblico ha accolto le modelle e i loro accompagnatori – tutti giovani e giovanissimi del nostro paese – con calore e simpatia: ambasciatori di un passato che non hanno vissuto, questi ragazzi hanno saputo creare, con la loro spontaneità e la loro freschezza, un legame affettivo e culturale tra generazioni che, ci auguriamo, trovi continuità in tanti altri eventi e manifestazioni.
Molti i capi raffinati per taglio e preziosità delle stoffe; originali e pregiati i costumi contadini, i “gonnelloni” con la caratteristica greca, i corpetti, le camicie ricamate in lino. Tra le curiosità, un abito “da fidanzamento” anni ’40, in seta beige, dalla linea elegante e sinuosa; un abito “da ricevimento” del ’56, elaborato nel taglio e impreziosito da una pioggia di paillettes; e un sontuoso abito “da riuscita” – cioè indossato dalla neosposa all’indomani del matrimonio - in velluto blu con impunture ton sur ton cucite a mano, tutti conservati da signore di Paglieta. Collaboratore d’eccezione un giovane originario del Gambia fortunosamente approdato in Italia, Ebrima Bah, sarto di professione nella sua terra, che ha voluto dare un segno di amicizia e fratellanza realizzando per questo evento alcune gonne di stile tradizionale con tessuti d’epoca di proprietà del museo.
Prezioso il contributo gratuito di numerosi parrucchieri del paese, che hanno creato per le modelle le acconciature in sintonia con lo stile e l’epoca dei diversi abiti.
La passerella, come per la scorsa manifestazione dedicata all’abito da sposa, ha avuto per cornice il suggestivo arco del campanile, e la scenografia si è arricchita con l’allestimento di un piccolo laboratorio sartoriale animato dalla presenza di una sarta - la sig.ra Anna Forte, nota alla comunità per la sua lunga attività professionale - e di svariati strumenti tradizionali del mestiere (ferri da stiro, macchina da cucire a pedali..) presi direttamente dall’esposizione del museo.
Luca Tesone, appassionato ed eclettico ricercatore delle tradizioni locali, ma anche esperto conoscitore della storia della moda, è intervenuto nel corso della sfilata con calzanti osservazioni sulla confezione e sui tessuti, ed evidenziando i più importanti cambiamenti di stile e taglio nel passaggio da primo a secondo Novecento.
La colonna sonora della manifestazione è stata affidata alle note di Luigi Luciani e Antonio Travaglini, un affiatato duo di chitarra e mandolino banjo, che hanno emozionato il pubblico con le più belle armonie attinte dal repertorio musicale popolare e classico.
Nel finale, le ragazze che hanno sfilato e i ragazzi che le hanno accompagnate hanno dato vita ad una vivace quadriglia, su coreografia del maestro Tiziano Cericola della scuola di ballo Alkymia, e consegnato alle signore che hanno messo disposizione i loro abiti d’epoca una rosa in ringraziamento.
Il pubblico ha accolto le modelle e i loro accompagnatori – tutti giovani e giovanissimi del nostro paese – con calore e simpatia: ambasciatori di un passato che non hanno vissuto, questi ragazzi hanno saputo creare, con la loro spontaneità e la loro freschezza, un legame affettivo e culturale tra generazioni che, ci auguriamo, trovi continuità in tanti altri eventi e manifestazioni.
Presentazione del libro Terra di libertà.Storie di uomini e donne d'Abruzzo nella seconda guerra mondiale.
Il 4 giugno 2016, a Paglieta, presso la sala polivalente, si è svolta la presentazione del libro Terra di libertà.Storie di uomini e donne d'Abruzzo nella seconda guerra mondiale, a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta. L'iniziativa, promossa dal Museo delle tradizioni popolari di Paglieta, s'inserisce nel solco di una serie di iniziative culturali che da tempo l'Associazione che anima il Museo promuove con l'obiettivo del recupero e della valorizzazione della storia e della memoria del nostro territorio.
Il libro raccoglie numerose testimonianze di quanti - prigionieri di guerra, soldati alleati, dispersi nei lunghi mesi di occupazione nazista - trovarono ospitalità, rifugio, cibo presso le famiglie di contadini e pastori abruzzesi. Si tratta di un aspetto a lungo inesplorato della nostra storia, dal momento che molti documenti ( lettere, diari, ecc. ) sono rimasti perlopiù inediti, o , come nel caso degli ex soldati inglesi, sono stati pubblicati in patria, e finora solo in piccola parte tradotti in italiano. Come ben mettono in evidenza i curatori del volume, questi gesti di solidarietà, compiuti in tempi di miseria e privazione materiali, e quando dare aiuto agli Alleati , con i Tedeschi "in casa", comportava rischi enormi, sono la prova di una vera e propria resistenza morale e umana del popolo abruzzese alla guerra; rappresentano la risposta etica e pacifica al clima di terrore e brutalità, che l'esercito tedesco impose nei lunghi mesi di occupazione della nostra regione. Alla presentazione del libro ha dato un contributo fondamentale il Prof. Luciano Biondi, docente di Storia e filosofia presso il Liceo Scientifico "G.Galilei" di Lanciano, che ha illustrato, attraverso una serie di suggestive immagini d'epoca, il contesto storico dell'Abruzzo raccontato nel libro. Nel corso del suo intervento, alcuni ragazzi di Paglieta, studenti dell'ultimo anno di Liceo e della Terza Media, hanno letto alcune commoventi testimonianze tratte dal libro. Numeroso e partecipe il pubblico intervenuto. |
Concerto di chitarre al museo
Venerdì 18 marzo 2016 si è svolto al museo il primo concerto del percorso musicale "Sacro e Profano 2016", dedicato ai musei delle tradizioni e delle arti popolari e ideato per divulgare e valorizzare la cultura tradizionale popolare abruzzese.
Il trio composto dai chitarristi Massimo Agostinelli, Rossella Rezzolla ed Eugenio Caronna, ha eseguito musiche da salotto dell'800 europeo, tratte dalle opere di J.Dowland, L.Von Call, Anonimo, G.B.Velasco, G.Frescobaldi.
Il piccolo e attento uditorio ha mostrato di apprezzare e gradire le musiche proposte dai valenti chitarristi, che sono stati applauditi con molto entusiasmo. (vedi foto nella galleria)
Spose e poesie: una rassegna di abiti da sposa d'epoca dalla fine dell'800 agli anni '70Da tempo progettata e fortemente voluta dall’Associazione culturale del Museo delle tradizioni popolari di Paglieta, la manifestazione si è articolata principalmente in una sfilata di vestiti da sposa d’epoca, attraverso il lungo periodo che va dalla fine dell’800 agli anni ’70 del XX secolo. Abiti semplici, cuciti in casa, o da sarte di paese, fino agli anni ’50; abiti confezionati, più vistosi e ricchi, a partire dagli anni ’60, ma tutti diversi, originali, unici per taglio e stile; e ancora, abiti preziosissimi non solo per il valore storico e documentario, ma anche perché tanto a lungo e con grande cura conservati da anziane signore del paese, la cui disponibilità a dare in prestito per la manifestazione il capo forse più caro del loro guardaroba è chiaramente impagabile.
Ospite graditissima e di prestigio dell’evento, la Proff.ssa Lia Giancristofaro dell’Università di Chieti ha dato un significativo contributo con note antropologiche e sociali che hanno fornito una chiara lettura di importanti passaggi e snodi della storia dei costumi, come il venir meno delle tradizioni locali e il progressivo affermarsi, a partire dagli anni ’60, delle mode diffuse dai giornali e dai media. Altrettanto di rilievo è stata la partecipazione di Tiziano Cericola e Micaela D’Onofrio, maestri della Scuola di ballo Alkymia di Paglieta, che hanno chiuso la serata con una spettacolare esibizione in abiti nuziali, anche questi rigorosamente d’epoca. Il pubblico ha risposto con grande entusiasmo ed ha accolto con caloroso affetto le numerose e giovani ragazze e i loro accompagnatori – tutti per lo più del paese - che si sono resi disponibili a diventare modelli per una sera. |
Inaugurazione della nuova sede del Museo
- Il 29 giugno 2014 è stata inaugurata la nuova sede del museo in via Vincenzo Cuoco n.1, 66020 Paglieta (CH)
Incontro con la poesia
- Il Consiglio delle Tradizioni popolari di Paglieta, con il patrocinio del Comune, ha organizzato il 23 marzo 2014 un secondo incontro con la poesia, con la presentazione di componimenti in versi e non, di autori paglietani, presso la sala polivalente del Comune.
Natura nonostante tutto
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Sentieri d'autunno
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Incontro con la poesia
Momenti salienti della serata
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Il consiglio del Museo delle Tradizioni Popolari di Paglieta, con il patrocinio del Comune, l'11 luglio 2012, ha organizzato un "Incontro con la poesia", con la lettura di componimenti in versi e non, di autori paglietani, presso la sala polivalente del comune. L'iniziativa persegue l'obiettivo che l'Associazione del Museo ha sempre cercato di prefiggersi: il recupero della memoria. Quindi anche i testi letti rappresentano una testimonianza esperienziale ed esistenziale significativa, che rende ancora più efficace tale recupero. E' stata un'occasione per approfondire la nostra cultura popolare che costituisce il senso del Museo etnografico del nostro paese. Sono stati ben 15 gli autori degli scritti, persone che si dilettano a creare versi e rime, non solo per coltivare una passione... Il consiglio de Museo ha raccolto una sfida importante ma vincente, poichè la concretezza e l'efficacia della parola scritta, nell'era telematica e tecnologica riportano al centro dell'attenzione la persona umana con la sua identità dell'essere.
Grazie a tutti gli scrittori che hanno condiviso vissuti, percorsi interiori, storie...trasmettendo sentimenti, emozioni, stati d'animo...hanno quindi fornito le loro testimonianze dando il loro valido contributo alla manifestazione. Le significative considerazioni conclusive della prof.ssa Esmeralda Pagano hanno chiuso in maniera egregia questo piacevole incontro: "Abbiamo voluto tirar fuori la poesia dalla gabbia della pagina stampata, per farla volare libera e leggera tra le persone; abbiamo voluto spogliarla dal pregiudizio che solo i poeti laureati, i Montale, gli Ungaretti, hanno diritto ad esprimersi e ad essere ascoltati: ogni luogo, per quanto piccolo, può diventare , se la nostra partecipazione è viva, vero centro pulsante di un evento. Ci auguriamo che questa sia solo la prima di una serie di manifestazioni culturali di questo genere, in tempi in cui le mode invitano a ben altri divertimenti o passatempi. A noi piace pensare che il cammino della civiltà prenda slancio dal dialogo tra cultura e società; per questo puntiamo sulla comunicazione (quella vera, diretta, non virtuale) tra le persone, sugli incontri, sugli scambi." Un trio di brillanti musicisti ha allietato la serata con le note di famose arie popolari abruzzesi. Grazie ancora a quanti hanno partecipato. |
Video prodotti
- Raccolta di canti popolari della tradizione paglietana
- La storia del lino, dalla semina alla tessitura
Pubblicazioni
Per autofinanziarci abbiamo pubblicato un libro,"La memoria di un paese-Storie, tradizioni e leggende di Paglieta" in cui sono raccolte storie, poesie, proverbi, ricette e curiosità di Paglieta e che è attualmente in ristampa, visto il successo ottenuto con le prime due edizioni.
Di seguito riportiamo qualche stralcio del libro
Tratto dal libro "La memoria di un paese-Storie, tradizioni e leggende di Paglieta" scritto dalle componenti il Consiglio del Museo ed edito dalla Rivista Abruzzse. In vendita nelle librerie di Lanciano
Giuseppe Tretta, giovane di cospicua famiglia, era studente di medicina a Napoli, dove si innamorò di una donna di facili costumi, che, un giorno, in un impeto di gelosia, pugnalò a morte. Detenuto nel carcere di Castel Dell'Ovo, vi aveva trovato degli intellettuali, prigionieri politici dei Borboni. Qui si era infiammato degli ideali risorgimentali. Senonchè, insieme agli amici di cella, riuscì ad evadere, per mezzo della complicità di un secondino e a raggiungere la Sicilia, dove Garibaldi aveva iniziato la sua storica marcia per liberare il Sud dai Borboni e unificare l'Italia. Nell'esercito garibaldino il giovane Tretta si fece onore e conseguì rapidamente i gradi di maggiore. Sciolto l'esercito garibaldino, tornò a Paglieta indossando la rossa divisa. Molti andarono allora a trovarlo, curiosi di conoscere i particolari della gloriosa epopea garibaldina, ma nessuno accennò al delitto di cui si era macchiato. Come spesso accade a chi ha vissuto in gioventù dei momenti epici, non seppe ritornarre ai quotidiani impegni della vita civile. non riprese gli studi, non si sposò nè si occupò più di politica, ma, chiuso sempre più in se stesso, intristì. Morì a cinquant'anni.
Domenico Nelli (fu Eugenio) aveva militato nel corpo garibaldino dei Cacciatori delle Alpi, combattendo ne Tirolo, nella campagna contro l'Austria. Tornato in paese si arruolò nella Guardia Nazionale, partecipando a diversi scontrti con le bande di briganti, che infestavano le nostre contrade.Si ricorda in particolare quando dovette, con pochi altri militi, barricarsi nella casa colonica di Luigi Di Genni (Cendelupe), stretta d'assedio da un numeroso gruppo di briganti della banda Cannone. I militi si rifiutarono di arrendersi nonostante la minaccia dei briganti di dare fuoco alla casa, ma quando ormai,esaurite l munizioni, stavano per essere sopraffatti, arrivarono "i nostri", cioè un drappello di soldati. I malviventi allora fuggirono verso Colle Termine di Torino di Sangro e riuscirono a riparare nell'Osento, ma dopo pochi giorni furono catturati quattro briganti di Paglieta, tali Pizzi, Di Lallo, Di Florio e Di Nella, che scontarono molti anni di carcere. Di lì a poco si pervenne alla cattura anche del capobanda Valerio Cannone, che poi fu impiccato.
La mia nonna paterna , che si chiamava Anna Domenica e che è morta il 24 giugno 1945 a 91 anni, mi raccontava che nel 1860 a Paglieta vi erano i briganti che uccidevano la gente e andavano in giro a rubare i soldi ( quelli piccoli si chiamavano piastre, quelli grandi ducati), ma prendevano anche salsicce e salsicciotti. Poichè una volta tutti ammazzavano il maiale, i briganti rubavano anche i prosciutti appesi ai ganci del solaio, che tiravano giù con i loro lunghi fucili muniti di baionette...
...Ho sentito raccontare che un brigante di nome Donello, fu ucciso e fatto a pezzi ed i pezzi furono appesi in giro per il paese. Un altro brigante si chiamava Vincenzo Milanese e aveva ucciso alcuni contadini. Mincenze lo ammazzarono in mezzo al lino e legato ad un cavallo, portarono il cadavere in giro per le contrade di Paglieta. Tutta la gente dava al cadavere calci e sputi, poi lo hanno seppellito alla croce di San Canziano vicino alla fonte...
(Racconto di Chiarina Di Nella)
Sono state consegnate dalla signora Rosa Di Genni al Museo delle Tradizioni Popolari di Paglieta 78 cartoline postali- che la signora Anna Costantino, moglie di Pietro Tenaglia, aveva cucito insieme a formare un libro- tutte recanti la scritta "R. Esercito Italiano". Esse le erano state spedite dal marito, dalla zona di guerra, negli anni 1917, 1918 e, successivamente, da numerosi ospedali militari, nei quali era stato ricoverato, tra cui quelli di Padova, Merano e Ancona. L'uomo potè far ritorno a casa solo nel 1922. Il contenuto delle cartoline, su cui c'era la stampigliatura "Verificato dalla censura", è molto formale, del resto non poteva essere diversamente, poichè era vietato dare informazioni militari. Nondimeno emerge un disperato attaccamento alla "carissima moglia" e alla famiglia. In qualche cartolina auspica la fine della guerra per potersi ricongiungere ai suoi cari e alleviare la loro fatica, tornando al lavoro dei campi...
Nel 1941, dopo un corso per radiotelegrafista fatto l'anno prima, con il grado di sergente fui inviato in Albania con la divisione Acqui, che poi passò in Grecia. Il mio soldo era di 42 lire mensili, mentre al soldato semplice venivano date 10 lire. Fui mandato all'isola di Corfù, dove incontrai un soldato di Paglieta, Luigi Nelli, sottufficiale addetto ai servizi. Il nostro maggiore era Giuseppe D'Agostino di Pollutri.
I Tedeschi di passaggio mangiavano alla nostra mensa ma, curiosamente, avevano diritto a razioni doppie delle nostre. Appena dopo l'8 settembre del 43, in cui fu annunciato l'armistizio, avemmo notizia della strage di Cefalonia. Allora cercammo di sottrarci alla cattura abbandonando i luoghi dove fino a quel momento eravamo acquartierati. I Greci ci chiesero anche di diventare partigiani e andare sulle montagne a combattere i Tedeschi insieme a loro, ma io rifiutai. Dopo qualche tempo i Tedeschi ci catturarono e passarono per le armi i nostri ufficiali superiori, mentre tutti gli altri furono fatti prigionieri. Due nostri soldati, che avevano rubato degli attrezzi, furono fucilati, mentre fu deciso che tutti noi saremmo stati sottoposti alla decimazione...
Una signora di una famiglia importante di Paglieta, si vantava di avere una tovaglia con un merletto prezioso, di cui nessuno aveva leguale. Le altre signore glielo invidiavano e molte di loro desideravano averne un campione per poterlo rifare. La signora però non voleva assolutamente che ci fosse qualcuno che ne avesse uno uguale. Infatti, quando mandava la lavandaia a lavare la biancheria alla fonte, lei stessa andava ad accompagnarla per vigilare che nessuno si soffermasse troppo sul suo merletto.
Una notte però una donna del popolo, mentre la biancheria era stesa ad asciugare, andò con filo ed uncinetto e copiò il merletto. Dopo qualche giorno si vide in giro per il paese un porcellino che aveva legato alla coda un pezzo di merletto uguale a quello della signora. Da quel giorno, il disegno di quel merletto è stato chiamato "lu merlette di lu porce".
Chi n'ascodde mamme e tate fa 'na morte disperate.
Và 'nchi chi è meje di te e faje li spese.
Chi sbaije di cocce pahe di saccocce.
La peggia rote zizile.
2011
2010
2007-2008-2009-2010
2008
2004
2001
Di seguito riportiamo qualche stralcio del libro
Tratto dal libro "La memoria di un paese-Storie, tradizioni e leggende di Paglieta" scritto dalle componenti il Consiglio del Museo ed edito dalla Rivista Abruzzse. In vendita nelle librerie di Lanciano
- dal capitolo IV , Personaggi (pag.29)
Giuseppe Tretta, giovane di cospicua famiglia, era studente di medicina a Napoli, dove si innamorò di una donna di facili costumi, che, un giorno, in un impeto di gelosia, pugnalò a morte. Detenuto nel carcere di Castel Dell'Ovo, vi aveva trovato degli intellettuali, prigionieri politici dei Borboni. Qui si era infiammato degli ideali risorgimentali. Senonchè, insieme agli amici di cella, riuscì ad evadere, per mezzo della complicità di un secondino e a raggiungere la Sicilia, dove Garibaldi aveva iniziato la sua storica marcia per liberare il Sud dai Borboni e unificare l'Italia. Nell'esercito garibaldino il giovane Tretta si fece onore e conseguì rapidamente i gradi di maggiore. Sciolto l'esercito garibaldino, tornò a Paglieta indossando la rossa divisa. Molti andarono allora a trovarlo, curiosi di conoscere i particolari della gloriosa epopea garibaldina, ma nessuno accennò al delitto di cui si era macchiato. Come spesso accade a chi ha vissuto in gioventù dei momenti epici, non seppe ritornarre ai quotidiani impegni della vita civile. non riprese gli studi, non si sposò nè si occupò più di politica, ma, chiuso sempre più in se stesso, intristì. Morì a cinquant'anni.
Domenico Nelli (fu Eugenio) aveva militato nel corpo garibaldino dei Cacciatori delle Alpi, combattendo ne Tirolo, nella campagna contro l'Austria. Tornato in paese si arruolò nella Guardia Nazionale, partecipando a diversi scontrti con le bande di briganti, che infestavano le nostre contrade.Si ricorda in particolare quando dovette, con pochi altri militi, barricarsi nella casa colonica di Luigi Di Genni (Cendelupe), stretta d'assedio da un numeroso gruppo di briganti della banda Cannone. I militi si rifiutarono di arrendersi nonostante la minaccia dei briganti di dare fuoco alla casa, ma quando ormai,esaurite l munizioni, stavano per essere sopraffatti, arrivarono "i nostri", cioè un drappello di soldati. I malviventi allora fuggirono verso Colle Termine di Torino di Sangro e riuscirono a riparare nell'Osento, ma dopo pochi giorni furono catturati quattro briganti di Paglieta, tali Pizzi, Di Lallo, Di Florio e Di Nella, che scontarono molti anni di carcere. Di lì a poco si pervenne alla cattura anche del capobanda Valerio Cannone, che poi fu impiccato.
- dal capitolo V, Storie di briganti
La mia nonna paterna , che si chiamava Anna Domenica e che è morta il 24 giugno 1945 a 91 anni, mi raccontava che nel 1860 a Paglieta vi erano i briganti che uccidevano la gente e andavano in giro a rubare i soldi ( quelli piccoli si chiamavano piastre, quelli grandi ducati), ma prendevano anche salsicce e salsicciotti. Poichè una volta tutti ammazzavano il maiale, i briganti rubavano anche i prosciutti appesi ai ganci del solaio, che tiravano giù con i loro lunghi fucili muniti di baionette...
...Ho sentito raccontare che un brigante di nome Donello, fu ucciso e fatto a pezzi ed i pezzi furono appesi in giro per il paese. Un altro brigante si chiamava Vincenzo Milanese e aveva ucciso alcuni contadini. Mincenze lo ammazzarono in mezzo al lino e legato ad un cavallo, portarono il cadavere in giro per le contrade di Paglieta. Tutta la gente dava al cadavere calci e sputi, poi lo hanno seppellito alla croce di San Canziano vicino alla fonte...
(Racconto di Chiarina Di Nella)
- dal capitolo VIII su La Grande Guerra (pag. 61)
Sono state consegnate dalla signora Rosa Di Genni al Museo delle Tradizioni Popolari di Paglieta 78 cartoline postali- che la signora Anna Costantino, moglie di Pietro Tenaglia, aveva cucito insieme a formare un libro- tutte recanti la scritta "R. Esercito Italiano". Esse le erano state spedite dal marito, dalla zona di guerra, negli anni 1917, 1918 e, successivamente, da numerosi ospedali militari, nei quali era stato ricoverato, tra cui quelli di Padova, Merano e Ancona. L'uomo potè far ritorno a casa solo nel 1922. Il contenuto delle cartoline, su cui c'era la stampigliatura "Verificato dalla censura", è molto formale, del resto non poteva essere diversamente, poichè era vietato dare informazioni militari. Nondimeno emerge un disperato attaccamento alla "carissima moglia" e alla famiglia. In qualche cartolina auspica la fine della guerra per potersi ricongiungere ai suoi cari e alleviare la loro fatica, tornando al lavoro dei campi...
- dal capitolo IX su La Seconda Guerra Mondiale (pag. 77)
Nel 1941, dopo un corso per radiotelegrafista fatto l'anno prima, con il grado di sergente fui inviato in Albania con la divisione Acqui, che poi passò in Grecia. Il mio soldo era di 42 lire mensili, mentre al soldato semplice venivano date 10 lire. Fui mandato all'isola di Corfù, dove incontrai un soldato di Paglieta, Luigi Nelli, sottufficiale addetto ai servizi. Il nostro maggiore era Giuseppe D'Agostino di Pollutri.
I Tedeschi di passaggio mangiavano alla nostra mensa ma, curiosamente, avevano diritto a razioni doppie delle nostre. Appena dopo l'8 settembre del 43, in cui fu annunciato l'armistizio, avemmo notizia della strage di Cefalonia. Allora cercammo di sottrarci alla cattura abbandonando i luoghi dove fino a quel momento eravamo acquartierati. I Greci ci chiesero anche di diventare partigiani e andare sulle montagne a combattere i Tedeschi insieme a loro, ma io rifiutai. Dopo qualche tempo i Tedeschi ci catturarono e passarono per le armi i nostri ufficiali superiori, mentre tutti gli altri furono fatti prigionieri. Due nostri soldati, che avevano rubato degli attrezzi, furono fucilati, mentre fu deciso che tutti noi saremmo stati sottoposti alla decimazione...
- dal capitolo XIII, Storie tragicomiche (pag.112)
Una signora di una famiglia importante di Paglieta, si vantava di avere una tovaglia con un merletto prezioso, di cui nessuno aveva leguale. Le altre signore glielo invidiavano e molte di loro desideravano averne un campione per poterlo rifare. La signora però non voleva assolutamente che ci fosse qualcuno che ne avesse uno uguale. Infatti, quando mandava la lavandaia a lavare la biancheria alla fonte, lei stessa andava ad accompagnarla per vigilare che nessuno si soffermasse troppo sul suo merletto.
Una notte però una donna del popolo, mentre la biancheria era stesa ad asciugare, andò con filo ed uncinetto e copiò il merletto. Dopo qualche giorno si vide in giro per il paese un porcellino che aveva legato alla coda un pezzo di merletto uguale a quello della signora. Da quel giorno, il disegno di quel merletto è stato chiamato "lu merlette di lu porce".
- dal capitolo XX, Proverbi e modi di dire (pag .179)
Chi n'ascodde mamme e tate fa 'na morte disperate.
Và 'nchi chi è meje di te e faje li spese.
Chi sbaije di cocce pahe di saccocce.
La peggia rote zizile.
2011
- Il 20 marzo 2011 nell'ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. proiezione di "Antologia di films sul risorgimento" in collaborazione con la Pro-loco, nella sala polivalente comunale.
2010
- Il consiglio del Museo ha pubblicato, nel mese di agosto 2010, con il patrocinio della Regione, della Provincia e del Comune , un libro di storie, tradizioni e leggende di Paglieta, intitolato "La memoria di un paese", edito dalla Rivista Abruzzese. La presentazione è avvenuta il 6 agosto 2010, nella sala comunale polivalente, con l'intervento di autorevoli personalità: il Prof. universitario Mario Cimini, il Prof. Emiliano Giancristofaro, la giornalista Maria Rosaria La Morgia, il sindaco Ing. Nicola Scaricaciottoli.
2007-2008-2009-2010
- Partecipazione a "Sentieri d'Autunno", percorso enogastronomico organizzato dalla Pro-loco con il patrocinio del Comune
2008
- Incontro-conferenza su "Laudomia Bonanni", in collaborazione con Amministrazione Comunale, Istituto comprensivo e Pro-loco e con la partecipazione del giornalista Pietro Zullino.
- In collaborazione con la Pro-loco, l'iniziativa "Incontriamoci in piazza tra botti e botteghe", con l'allestimento di antiche botteghe, lungo il corso Vittorio Emanuele, luogo, un tempo, pullulante di vita e delle più svariate attività commerciali
2004
- Le dirigenti del Museo hanno realizzato e pubblicato un video sull'antica coltura e lavorazione del lino nel nostro territorio, intitolato "Il lino: dalla semina alla tessitura", che documenta la filiera del lino e la lunga fatica cui, un tempo, le donne si sottoponevano fin dalla più tenera età, per la realizzazione dei corredi da sposa e di tessuti variamente utilizzati. Lo scopo del video è quello di tramandare una testimonianza importante del passato ai giovani, affinchè ne conservino la memoria come elemento fondante della loro identità.
2001
- Una serata al museo con esecuzione di "Canti popolari del mondo del lavoro".